Capitolo 15
Timori infondati
e problemi reali
Benché ormai linternet non sia più una cosa così arcana e remota come sembrava qualche anno fa, si continuano a leggere e scrivere cose piuttosto bizzarre. La rete è ancora circondata da un intrico di leggende e di incomprensioni. Questo capitolo, e i due che seguono, non sonoi nuovi. Li avevo scritti la prima volta per un libro che uscì allinizio del 1997. Da allora li ho riletti varie volte, riveduti e aggiornati; ma la sostanza è rimasta la stessa. Una di tante conferme del fatto che le tecnologie possono sbizzarrirsi in innovazioni più o meno effimere, ma la cutura umana si evolve secondo un suo ritmo, più graduale e naturale. E anche di una persistente difficoltà per la cultura dominante nel capire che cosè e come funziona linternet. Il fatto non è nuovo. Anche in passarto molte innovazioni ed evoluzioni sono state mal capite nella loro fase iniziale.
Pare che quando, centanni fa, cominciavano a circolare le prime automobili, il mondo fosse percorso da un fremito di paura e da infinite leggende. Illustri professori spiegavano che un organismo umano non era in grado di sopravvivere alla velocità di 25 chilometri allora. Quando, nella prima metà dellOttocento, si videro le prime ferrovie, erano circondate da un diffuso timore, vissute come uninvenzione diabolica, come raccontava Giosuè Carducci in quellInno a Satana che molti di noi hanno dovuto studiare quando andavano alle scuole medie.
Le cose non sono molto cambiate ai nostri giorni. Chissà che cosa scriverebbe un Carducci redivivo sui tanti asini che farebbero meglio a brucare cardi invece di scrivere sui giornali o dissertare in televisione... parleremo poco più avanti di demonizzazione dellinternet.
Anche il telefono, alle sue origini, sembrava chissà quale pericolosa negromanzia. Si dicono, ancora oggi, cose non meno assurde sullinternet.
La mitologia sulla rete si può dividere, grosso modo, in due categorie. Lesagerazione teatrale o fantascientifica e unirrazionale, tecnofobica paura. Le due cose, naturalmente, si mescolano, producendo una confusione che sembra affliggere gran parte dei cosiddetti mezzi di informazione.
La lista sarebbe interminabile... ma ecco alcuni esempi delle leggende negative che circondano la rete, come hanno sempre circondato tutte le nuove tecnologie e, in generale, qualsiasi modo nuovo di pensare o di comportarsi. Benché luso del computer e le connessioni alla rete siano ormai diffuse anche in Italia, rimangono ancora molti dubbi e diffidenze.
Il cervello elettronico
Chi non ha mai usato un computer (o anche chi lo usa, ma solo per una specifica applicazione, come fare i conti o seguire qualche routine dufficio) ne ha una specie di mistico terrore. Conosco persone colte, intelligenti, aperte allinnovazione, che mi considerano un po strano quando scoprono che scrivo con un word processor o uso la posta elettronica. E se mi chiedono di cercare qualcosa online usano espressioni come «prova a guardare dentro il tuo computer». Come se fosse uno scatolone misterioso che contiene tutto lo scibile umano. Cè una specie di luddismo culturale, rinforzato da quella vasta letteratura che va alla ricerca del pittoresco o del pauroso. Cè il timore che un cervello meccanico finisca con limpadronirsi della nostra povera mente biologica; che la nostra identità si perda nel mondo virtuale, che unidentità estranea, un avatar, si impadronisca della nostra anima. Se solo sapessero quanto sono stupidi, in realtà, i computer e i software con cui siamo costretti a convivere...
Pornografi, pedofili, criminali e terroristi
Continua a ripetersi lossessiva diffusione di notizie e commenti catastrofici e scandalistici sulla rete. Per molti anni si è insistito nel descrivere linternet come un posto pericolosissimo, in cui si annidano varie specie di pirati e malandrini nonché mafiosi, terroristi, nazisti, pornografi, pedofili e criminali dogni sorta. Ogni tanto sembra che la burrasca si calmi, ma ogni pretesto è buono per scatenare nuove ondate di demonizzazione della rete.
Certo: ci sono, in rete, personaggi poco raccomandabili. Come ci sono dovunque intorno a noi. La probabilità di incontrarli è minima; evitarli è molto più facile che nella nostra vita di tutti i giorni, perché una banda di malintenzionati veri incontrati in una strada buia non si può cancellare dalla faccia della terra semplicemente cambiando percorso con la pressione di un tasto o chiudendo la connessione.
Questa è stata una delle cause (forse la più importante) dellarretratezza italiana in rete. Per fortuna la situazione sta cambiando e, con una più diffusa esperienza reale dellinternet, anche questi timori un po per volta tenderanno ad attenuarsi.
Non è naturale
Non sarebbe sano che un bambino, o un adulto, passasse tutta la sua vita davanti a un computer e non prendesse mai una boccata daria. Ma, nei limiti del ragionevole, usare un computer o collegarsi alla rete non è più artificiale che usare un telefono, una radio, una macchina fotografica o una bicicletta. Lunica differenza è che solo ora sta diventando unabitudine diffusa e sono ancora poche le persone con più di un anno di esperienza.
Consuma tempo
Questo, ahimè, è vero. Specialmente quando si è costretti a subire i capricci dei software o le snervanti lentezze e farraginose complicazioni di molti siti web. Ma si tratta solo di valutare con equilibrio come suddividiamo il nostro tempo. Se la rete è usata bene, il tempo è altrettanto ben speso che se lo usassimo per leggere un libro o partecipare a una conversazione interessante. Molto meglio, nove volte su dieci, che guardare la televisione o intontirsi con il fracasso di una discoteca.
Ma il consumo di tempo rimane un problema, specialmente quando il tempo è perso in attività improduttive e noiose, come i problemi provocati da tecnologie inutilmente complesse, da ricerche infruttuose di contenuti o da lentezze di collegamento. Il compito di chi fa comunicazione in rete è evitare in tutti i modi di far sprecare tempo ai suoi interlocutori: perché dallesperienza imparano presto a diventare impazienti. Questo è vero specialmente nel caso delle persone più attive e impegnate proprio quelle con cui è più interessante stabilire un dialogo.
È una fuga dalla realtà, porta alla solitudine
Non è vero. Se qualcuno per natura è misantropo, forse può trovare un rifugio nella rete. Ma se cè in giro qualche persona così devessere abbastanza rara, perché in sette o otto anni di frequente attività in rete non ne ho incontrata neanche una.
È ricorrente il caso di psicologi, sociologi e tuttologi che vanno a cercare anomalie e patologie nelluso della rete. Un esempio, fra tanti, è uno studio svolto da un gruppi di ricercatori a Cleveland, da cui risultava che le persone collegate allinternet erano più depresse della media. Prontamente una ricercatrice, che abita in unaltra parte degli Stati Uniti, rispose: «Se fossi a Cleveland, e con la rete scoprissi comè il resto del mondo, sarei depressa anchio». Ma non finiscono mai le dissertazioni su immaginarie sindromi e malesseri. Una raccolta di esempi potrebbe riempire facilmente un intero libro. Ma proprio mentre questo stava per andare in stampa... uno straordinario concentrato di idiozia si trovava in un titolo apparso su Repubblica del 1° febbraio 2001: Internet e mucca pazza, le nuove ansie dItalia.
Anzi, la maggior parte delle persone che frequenta la rete è piuttosto socievole. Qualche volta ride e scherza, qualche volta litiga, ma ha sempre una forte spinta allo scambio, non solo di opinioni, ma anche di emozioni e sentimenti.
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di presentazione del libro